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domenica 1 aprile 2012

Riviviamo gli ultimi giorni di Gesù sulla terra


Riviviamo gli ultimi giorni di Gesù sulla terra


È IL settimo giorno del mese ebraico di nisan dell'anno 33 E.V. Immaginate di essere nella provincia romana della Giudea e di osservare certi avvenimenti. Lasciata Gerico e la sua vegetazione lussureggiante, Gesù Cristo e i discepoli sono in cammino su una strada tortuosa e polverosa. Molti altri viaggiatori stanno pure salendo a Gerusalemme per l'annuale festa della Pasqua. Tuttavia la mente dei discepoli è rivolta a ben altro che a questa faticosa salita.

Gli ebrei sono da tempo in attesa di un messia che li liberi dal giogo romano. Molti credono che Gesù di Nazaret sia quel Salvatore lungamente atteso. Per tre anni e mezzo ha parlato del Regno di Dio. Ha guarito malati e dato da mangiare agli affamati. Ha dato vero conforto al popolo. Ma i capi religiosi non sopportano le infuocate denunce che egli rivolge loro e sono decisi a farlo uccidere. Nondimeno eccolo lì che, alla testa dei discepoli, percorre risolutamente l’assolata strada in salita. — Marco 10:32.

Mentre il sole cala dietro il sovrastante Monte degli Ulivi, Gesù e i suoi compagni arrivano nel villaggio di Betania, dove passano le successive sei notti. Ad accoglierli ci sono i cari amici Lazzaro, Maria e Marta. Dopo aver viaggiato sotto i cocenti raggi del sole, provano sollievo al fresco della sera, che segna l’inizio del sabato 8 nisan. — Giovanni 12:1, 2.

9 nisan
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Dopo il sabato, Gerusalemme è in piena attività. Migliaia di pellegrini sono già arrivati in città per la Pasqua. Ma il brusio che udiamo non è quello che si sente di solito in questo periodo dell’anno. Folle di curiosi stanno scendendo di corsa per le viuzze diretti verso le porte della città. Mentre si fanno strada a spintoni per uscire dalle porte congestionate, uno spettacolo straordinario si offre ai loro occhi! Una gran folla in tripudio sta scendendo dal Monte degli Ulivi lungo la strada che viene da Betfage. (Luca 19:37) Cosa sta succedendo?


Guardate! Gesù di Nazaret cavalca un puledro d’asina. La gente getta i mantelli sulla strada davanti a lui. Altri agitano rami di palma appena recisi e inneggiano: “Benedetto colui che viene nel nome di Geova, sì, il re d’Israele!” — Giovanni 12:12-15.

Mentre la folla si avvicina a Gerusalemme, Gesù guarda la città e si commuove profondamente. Comincia a piangere, e lo udiamo predire che la città sarà distrutta. Quando poco dopo arriva al tempio, Gesù insegna alle folle e guarisce i ciechi e gli zoppi che vanno da lui. — Matteo 21:14; Luca 19:41-44, 47.

La cosa viene notata dai capi sacerdoti e dagli scribi. Come si irritano vedendo le opere meravigliose che Gesù compie e l’esultanza delle folle! Incapaci di nascondere la loro indignazione, i farisei sbottano: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”! Gesù risponde: “Vi dico: Se questi tacessero, le pietre griderebbero”. Prima di allontanarsi, Gesù nota le attività commerciali che si svolgono nel tempio. — Luca 19:39, 40; Matteo 21:15, 16; Marco 11:11.



10 nisan
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Gesù arriva al tempio di buon’ora. Ieri non ha potuto fare a meno di indignarsi vedendo lo sfacciato mercimonio che viene fatto dell’adorazione del Padre suo, Geova Dio. Con grande zelo, quindi, comincia a cacciare fuori quelli che comprano e vendono nel tempio. Poi rovescia le tavole degli avidi cambiamonete e i sedili dei venditori di colombe. “È scritto”, esclama Gesù, “‘la mia casa sarà chiamata casa di preghiera’, ma voi ne fate una spelonca di ladroni”. — Matteo 21:12, 13.

I capi sacerdoti, gli scribi e i notabili non sopportano ciò che Gesù fa e ciò che insegna pubblicamente. Fremono dalla voglia di ucciderlo! Ma si trattengono a motivo della folla, che si meraviglia di ciò che Gesù insegna e ‘pende dalle sue labbra’. (Luca 19:47, 48) Mentre si avvicina la sera, Gesù e i suoi compagni ripercorrono la piacevole strada fino a Betania per concedersi una buona notte di riposo.

11 nisan
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È mattina presto e Gesù e i discepoli sono già in cammino verso Gerusalemme, passando per il Monte degli Ulivi. Appena arrivano nel tempio, i capi sacerdoti e gli anziani affrontano Gesù. Il ricordo di ciò che ha fatto ai cambiamonete e ai mercanti nel tempio è ancora bruciante. I suoi nemici gli chiedono con veemenza: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?” “Anch’io vi chiederò una cosa”, replica Gesù. “Se me la dite, anch’io vi dirò con quale autorità faccio queste cose: Il battesimo di Giovanni di dov’era? Dal cielo o dagli uomini?” Consultandosi, gli oppositori ragionano fra loro: “Se diciamo: ‘Dal cielo’, ci dirà: ‘Perché, dunque, non gli avete creduto?’ Se invece diciamo: ‘Dagli uomini’, c’è da aver timore della folla, poiché tutti ritengono Giovanni un profeta”. Frustrati, rispondono debolmente: “Non sappiamo”. Gesù risponde con calma: “Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose”. — Matteo 21:23-27.

“Una spelonca di ladroni”
GESÙ aveva ogni ragione per dire che gli avidi mercanti avevano fatto del tempio di Dio “una spelonca di ladroni”. (Matteo 21:12, 13) Per pagare la tassa del tempio, ebrei e proseliti provenienti da altri paesi dovevano cambiare la valuta straniera in denaro che potesse essere accettato. In un suo libro sulla vita di Gesù (The Life and Times of Jesus the Messiah) Alfred Edersheim spiega che il 15 adar, un mese prima della Pasqua, i cambiamonete allestivano i loro banchi nelle province. A partire dal 25 adar si spostavano nell’area del tempio di Gerusalemme per approfittare dell’enorme afflusso di ebrei e proseliti. I cambiavalute facevano ottimi affari, trattenendo una commissione per ogni singola moneta che cambiavano. Il fatto che Gesù li definisca ladroni fa pensare che le loro commissioni fossero talmente alte da costituire una vera e propria estorsione ai danni dei poveri.

Alcuni non potevano portare con sé gli animali da sacrificare. Chi lo faceva doveva comunque far controllare a pagamento l’animale da un ispettore del tempio. Piuttosto che rischiare di portare un animale da lontano solo per vederselo respingere, molti preferivano comprarlo dai corrotti mercanti del tempio, con la certezza che fosse “approvato” secondo le prescrizioni levitiche. “Qui venivano ‘spennati’ molti poveri campagnoli”, dice uno studioso.

Risulta che l’ex sommo sacerdote Anna e la sua famiglia avevano particolari interessi in relazione ai mercanti del tempio. Scritti rabbinici parlano dei “bazar [del tempio] dei figli di Anna”. Una delle loro principali fonti di reddito erano i proventi dell’attività dei cambiamonete e della vendita di animali nell’area del tempio. Secondo uno studioso, l’intervento di Gesù contro i mercanti “mirava a colpire non solo il prestigio dei sacerdoti, ma anche le loro tasche”. In ogni caso, i suoi nemici erano sicuramente ansiosi di toglierlo di mezzo! — Luca 19:45-48.

Ora i suoi nemici cercano di coglierlo in fallo facendogli dire qualcosa che dia loro un pretesto per farlo arrestare. “È lecito”, gli chiedono, “pagare il tributo a Cesare o no?” “Mostratemi la moneta del tributo”, risponde Gesù. Poi chiede: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?” “Di Cesare”, dicono. Spiazzandoli, Gesù dice chiaramente in modo che tutti sentano: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. — Matteo 22:15-22.

Avendo messo a tacere i nemici con un’argomentazione inconfutabile, ora Gesù passa all’offensiva davanti alle folle e ai suoi discepoli. Ascoltate la sua coraggiosa denuncia degli scribi e dei farisei. “Non fate secondo le loro opere”, dice, “poiché dicono ma non fanno”. Intrepidamente Gesù li definisce guide cieche e ipocriti e annuncia loro una serie di guai: “Serpenti, progenie di vipere”, dice, “come sfuggirete al giudizio della Geenna?” — Matteo 23:1-33.

Queste ardenti denunce non indicano che Gesù non sappia vedere i lati buoni degli altri. Successivamente osserva la gente che mette il denaro nelle casse del tesoro del tempio. Com’è toccante vedere una vedova bisognosa mettere tutti i suoi mezzi di sostentamento: due monetine di piccolissimo valore! Con calore e apprezzamento Gesù fa notare che in effetti la donna ha messo molto più di tutti quelli che hanno fatto cospicue contribuzioni “dal loro avanzo”. Nella sua tenera compassione, Gesù apprezza profondamente tutto ciò che una persona è in grado di fare. — Luca 21:1-4.

Ora Gesù se ne va dal tempio per l’ultima volta. Alcuni discepoli ne ammirano la magnificenza, dicendo che è “adorno di pietre eccellenti e cose dedicate”. Con loro sorpresa Gesù replica: “Verranno i giorni in cui non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sia diroccata”. (Luca 21:5, 6) Mentre escono con Gesù dalla città caotica, gli apostoli si chiedono cosa avrà voluto dire con quelle parole.

Ebbene, poco dopo Gesù e gli apostoli si siedono un po’ per godersi la pace e la quiete del Monte degli Ulivi. Mentre osservano la splendida vista di Gerusalemme e del tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea chiedono a Gesù di spiegare la sua sorprendente predizione. “Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” — Matteo 24:3; Marco 13:3, 4.

Rispondendo, il grande Insegnante pronuncia una profezia davvero straordinaria. Predice grandi guerre, terremoti, penuria di viveri e pestilenze. Predice pure che la buona notizia del Regno sarà predicata in tutta la terra. “Allora”, avverte, “ci sarà grande tribolazione come non è accaduta dal principio del mondo fino ad ora, no, né accadrà più”. — Matteo 24:7, 14, 21; Luca 21:10, 11.

I quattro apostoli ascoltano attentamente mentre Gesù tratta altri aspetti del ‘segno della sua presenza’. Ribadisce la necessità di ‘essere vigilanti’. Perché? “Perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore”, dice. — Matteo 24:42; Marco 13:33, 35, 37.

Per Gesù e gli apostoli è stata una giornata indimenticabile. In effetti è l’ultimo giorno del ministero pubblico di Gesù prima che venga arrestato, processato e messo a morte. Poiché si sta facendo tardi, si rimettono in cammino sulla collina per tornare a Betania.

12 e 13 nisan
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Gesù trascorre il 12 nisan tranquillamente con i discepoli. Sa che i capi religiosi vogliono a tutti i costi ucciderlo, e non vuole che gli impediscano in alcun modo di celebrare la Pasqua che deve aver luogo la sera dopo. (Marco 14:1, 2) Il giorno seguente, 13 nisan, la gente è impegnata negli ultimi preparativi per la Pasqua. Nelle prime ore del pomeriggio Gesù manda Pietro e Giovanni a preparare la Pasqua per loro in una camera superiore a Gerusalemme. (Marco 14:12-16; Luca 22:8) Poco prima del tramonto Gesù e gli altri dieci apostoli si incontrano lì con loro per celebrare l’ultima Pasqua.

14 nisan, dopo il tramonto
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Gerusalemme è avvolta dalla luce soffusa del crepuscolo mentre sul Monte degli Ulivi splende la luna piena. In una grande camera ammobiliata Gesù e i dodici giacciono intorno a una tavola apparecchiata. “Ho grandemente desiderato mangiare con voi questa pasqua prima che io soffra”, dice Gesù. (Luca 22:14, 15) Dopo un po’ gli apostoli notano con meraviglia che Gesù si alza e depone le vesti. Prende un asciugamano e una bacinella d’acqua e comincia a lavare loro i piedi. Che indimenticabile lezione di umile servizio! — Giovanni 13:2-15.

Gesù però sa che uno di loro — Giuda Iscariota — ha già disposto di tradirlo e consegnarlo ai capi religiosi. Comprensibilmente, Gesù è molto afflitto. “Uno di voi mi tradirà”, rivela. Gli apostoli ne sono grandemente addolorati. (Matteo 26:21, 22) Dopo aver celebrato la Pasqua, Gesù dice a Giuda: “Quello che fai, fallo più presto”. — Giovanni 13:27.

Dopo che Giuda se ne è andato, Gesù introduce un pasto per commemorare la sua morte imminente. Prende uno dei pani non lievitati, rende grazie in preghiera, lo spezza e dice agli undici di mangiarne. “Questo significa il mio corpo”, dice, “che dev’essere dato in vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me”. Poi prende un calice di vino rosso. Dopo aver pronunciato una benedizione, lo porge loro, dicendo di berne. Gesù aggiunge: “Questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati”. — Luca 22:19, 20; Matteo 26:26-28.

Nel corso di quella sera memorabile, Gesù insegna ai suoi fedeli apostoli molte lezioni preziose, fra cui l’importanza dell’amore fraterno. (Giovanni 13:34, 35) Assicura loro che riceveranno un “soccorritore”, lo spirito santo, il quale rammenterà loro tutte le cose che egli ha detto loro. (Giovanni 14:26) Più tardi quella stessa sera dev’essere stato molto incoraggiante per loro udire Gesù pronunciare una fervida preghiera a loro favore. (Giovanni, capitolo 17) Dopo aver cantato cantici di lode, lasciano la stanza superiore e seguono Gesù all’aperto, nella fresca aria della notte.

Attraversando la valle del Chidron, Gesù e gli apostoli raggiungono uno dei loro luoghi preferiti, il giardino del Getsemani. (Giovanni 18:1, 2) Mentre gli apostoli rimangono ad aspettare, Gesù si allontana di poco per pregare. Mentre supplica Dio di aiutarlo, prova un indescrivibile stress emotivo. (Luca 22:44) Il solo pensiero di recare biasimo al suo caro Padre celeste, se dovesse venir meno, lo angoscia oltre ogni dire.

Gesù ha appena finito di pregare quando arriva Giuda Iscariota con una folla armata di spade, bastoni e torce. “Buon giorno, Rabbi!”, dice Giuda, baciando teneramente Gesù. È il segnale perché arrestino Gesù. All’improvviso Pietro trae la spada e stacca un orecchio allo schiavo del sommo sacerdote. “Riponi la tua spada al suo posto”, dice Gesù mentre sana l’orecchio dell’uomo. “Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. — Matteo 26:47-52.

Tutto accade così in fretta! Gesù viene arrestato e legato. Confusi e in preda alla paura, gli apostoli abbandonano il loro Signore e fuggono. Gesù viene condotto da Anna, ex sommo sacerdote. Poi viene portato da Caiafa, il sommo sacerdote in carica, perché sia processato. Nelle prime ore del mattino il Sinedrio accusa falsamente Gesù di bestemmia. Successivamente Caiafa lo fa portare dal governatore romano Ponzio Pilato. Questi manda Gesù da Erode Antipa, governante della Galilea, il quale con le sue guardie lo schernisce. Poi Gesù viene rimandato da Pilato, che ne conferma l’innocenza. Ma i capi religiosi ebrei insistono perché lo condanni a morte. Dopo aver subìto numerose ingiurie e violenze, Gesù viene portato sul Golgota, dove viene spietatamente inchiodato su un palo di tortura e muore fra atroci sofferenze. — Marco 14:50–15:39; Luca 23:4-25.

Sarebbe stata la più grande tragedia della storia se la morte di Gesù avesse significato per sempre la fine della sua vita. Ma non fu così. Il 16 nisan del 33 E.V. i suoi discepoli appresero con stupore che era stato destato dai morti. A un certo punto più di 500 persone poterono constatare che Gesù era tornato in vita. E 40 giorni dopo la sua risurrezione un gruppo di fedeli seguaci lo vide ascendere al cielo. — Atti 1:9-11; 1 Corinti 15:3-8.

La vita di Gesù e voi
In che modo questo influisce su di voi, anzi, su tutti noi? Ebbene, il ministero, la morte e la risurrezione di Gesù esaltano Geova Dio e sono essenziali per l’adempimento del Suo grandioso proposito. (Colossesi 1:18-20) Sono di vitale importanza per noi in quanto possiamo ottenere il perdono dei peccati in base al sacrificio di Gesù e stringere così una relazione personale con Geova Dio. — Giovanni 14:6; 1 Giovanni 2:1, 2.

Influisce anche sugli esseri umani che sono morti. Grazie alla risurrezione di Gesù potranno tornare in vita sulla terra paradisiaca che Dio ha promesso. (Luca 23:39-43; 1 Corinti 15:20-22) Se volete saperne di più,

vi invitiamo ad assistere alla Commemorazione della morte di Cristo che si terrà il 5 aprile 2012 nella Sala del Regno dei Testimoni di Geova della vostra zona.

Questo articolo è pubblicato nel
Sito ufficiale dei Testimoni di Geova  http://www.watchtower.org/i/19980315/article_01.htm






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